
Prefazione
Ogni qual volta che osserviamo qualcosa che ci piace siamo immediatamente ben predisposti a scoprire altro. Pensiamo ad esempio ad un quadro davanti a quell’esperienza la nostra mente inizia un viaggio alla scoperta dei dettagli anche i più piccoli come la pennellata il colore scelto che ci permette di scoprire e apprezzare l’opera nella sua totalità. Oppure un abito in cui veniamo prima colpiti da un colore o da un dettaglio per cui ci innamoriamo e poi ne scopriamo gli altri aspetti particolari come i bottoni , il taglio sartoriale o altri elementi che lo rendono irresistibile.
Questa cosa ci succede anche quando siamo davanti ad una pizza: la vista ci viene subito catturata dai colori, dai volumi, dalla lucentezza e dai profumi che ci accompagnano con i ricordi a rivivere un’esperienza passata. Cibarsi non è una solo necessità ma è un’esperienza sensoriale ricca di rimandi e sinonimo di convivialità e piacere di stare in compagnia. Chiunque decide di sedersi per gustare una pizza non immagina solo di mangiare ma si aspetta di intraprendere un’esperienza sensoriale che lo porti lontano per vivere una bella serata in compagnia.
Il diktat è che si mangia con gli occhi: il fenomeno del food è ormai esploso da diversi anni nei mass media dove qualsiasi programma parla di cucina venendo a conoscenza di diverse tecniche di cottura grazie a lezioni di grandi chef che ci hanno educato a comprenderne di più della nostra cucina.
Ci siamo trasformati in tanti piccoli “ chef” con lo smartphone in mano e pronti ad immortalare la nostra pizza prima di consumarla per poi condividerla oppure rifarla con risultati spesso disastrosi o vantarsi con i propri amici che lo vedranno sui social. Così i nostri occhi si stanno abituando a vedere degli impiattamenti molto artistici da veri esperti. Durante le mie riflessioni in famiglia amo sempre precisare che il cibo preparato con amore per i nostri cari anche se servito senza troppe sovrastrutture è sempre ben ammirato perchè pieno di amore e attenzioni. Capita però di organizzare una cena tra amici in cui c’è la possibilità di invitare persone a cui ci teniamo in particolar modo oppure di avere una piccola pizzeria con una grossa concorrenza tra le varie offerte vicine. Cosa fa la differenza tra due margherite oppure due capricciose anche se sono state preparate con gli stessi ingredienti? La risposta è immediata l’esperienza che facciamo provare al nostro cliente quando mangia la nostra pizza è un insieme di dettagli come il design,il sapore la temperatura il gusto e l’olfatto.
Oltre che buono , la pizza deve essere bella e l’estetica gioca un aspetto importante; i colori devono essere unici la pizza non deve avere parte scure ( “bruciate”) ma volume e proporzioni in una parola si deve mangiare con gli occhi.
Un’emozione a 360 gradi è quella che provate davanti alla vetrina di una pasticceria in cui venite rapiti dai migon piuttosto che dalle torte e improvvisamente venire rapiti da un languorino che vi fa venir voglia di mangiare qualcosa. Credete che sia uno stimolo della fame? Ovviamente è la nostra vista che ci ha creato una reazione che ci conduce all’esperienza sensoriale completa che ci fa nascere il desiderio di provare l’esperienza di assaggiare la glassa di cioccolato fondente che ci riempie il palato di gusto e passione. Quindi se il cibo è bello ci invita ad essere consumato con buone probabilità che sia anche buono perché la mente è già stimolata dalla vista ed è ben predisposta all’assaggio.
Le sensazioni che arrivano al nostro cervello sono un insieme di piacere e felicità che ci trasportano in un mix di emozioni primordiali.
Ogni volta che comincio a pensare ad una pizza comincio sempre da qui: la ricerca appassionata del modo per far provare a chi assaggerà, un’emozione completa e affascinatamente irripetibile.
Non sono uno chef per cui non ti parlerò di usare un ingrediente introvabile piuttosto che un altro ma sono un uomo di scienza e con questo sguardo ti guiderò nel viaggio che ti guiderà in questa esperienza di preparare sia per casa sia per la tua pizzeria un’ottima pizza buona e bella da far gustare a tutti perchè proveranno nell’assaggiare tutti i componenti di un’esperienza straordinaria e unica. Ho cominciato ad applicare le mie doti fisiche e ingegneristiche con una grande passione al cibo.
Che cosa c’entra la fisica e l’ingegneria con la cucina? Ti confesso che inizialmente pensavo un bel niente anch’io, ma poi ho scoperto che in ogni gesto che facciamo la scienza ci offre uno strumento con cui guardare e comprendere la bellezza di cui siamo circondati e proviamo e perché no l’arte di fare la pizza.
Per cui mettetevi seduti prendete un taccuino che inizia il progetto della nostra pizza JACK.