
Bicchieri, piatti e posate usa e getta che si biodegradano in 60 giorni. È l’eccezionale risultato ottenuto da una squadra di ricercatori americani della Northeastern University di Boston. Il materiale messo a punto, oltre a rendere possibile la creazione di stoviglie monouso dal ciclo di vita brevissimo, permette di avere un’alternativa resistente e nettamente più economica rispetto alla plastica comunemente usata.
Le caratteristiche del materiale
La convenienza deriva dall’utilizzo di una materia prima di origine vegetale disponibile in abbondanza e a costi moderati: gli scarti della canna da zucchero. Basti pensare che nel 2021 il Brasile potrebbe produrre circa 39,5 milioni di tonnellate di zucchero di canna grazie alla sue coltivazioni. E peer ogni 10 tonnellate di zucchero ricavate, si producono tre tonnellate di polpa. È questa, insieme al residuo della macinazione, che è stata la base sfruttata dai ricercatori. Il problema iniziale era rappresentato dalle sue fibre: erano troppo corte e di conseguenza fragili.
Per risolvere il problema sono state aggiunte quelle del bamboo. Il risultato è stato un mix ibrido con una resistenza abbastanza elevata per la produzione di stoviglie. Gli oggetti sono poi plasmati sciogliendo e modellando nelle diverse forme il materiale. Ma perché non usare solo il bamboo anziché complicarsi la vita? Per non alzare i costi, economici e ambientali. Da una parte il bamboo non sarebbe stato conveniente e avrebbe alzato il prezzo finale del materiale; dall’altra la pianta ha una filiera produttiva dall’impatto negativo per l’ambiente (grandi volumi d’acqua richiesti e molte emissioni collegate alla coltivazione).
Una biodegradazione naturale
l nuovo materiale, che ancora non ha un nome ufficiale, è facilmente compostabile. A differenza della plastica, che deve essere riciclata, o del PLA, che richiede impianti industriali ad hoc e temperature sopra i 60 C°, per far sparire questo mix zucchero di canna-bamboo basta metterlo sottoterra. Qui impiega solo 30 giorni per iniziare a deformarsi e dopo 60 giorni si decompone completamente senza lasciare tracce nel suolo. L’unico componente chimico è la cellulosa, lo stesso dell’erba dei prati o degli alberi che crescono nei nostri giardini.
